Mille… e una notte nera


Il 12 novembre si è svolta la sesta edizione della notte nera.
In occasione dei 150 anni dall’unità d’Italia, abbiamo raccontato la storia di un garibaldino…

La storia
Gli errori storici e i fatti veri
Riferimenti

Questa è la storia raccontata….

 

E’ il 12 novembre del 1859
Sono passati alcuni mesi dalla battaglia di Magenta e ci troviamo a Corbetta, liberata dal dominio austro-ungarico.

In realtà qualche soldato austriaco sbandato è rimasto e lungo il percorso crea un po’ di panico.

Fortunatamente altri incontri sono piacevoli: prima di raggiungere la chiesa ci siamo imbattuti in Mameli e Novaro che stavano componendo l’inno d’italia che poi abbiamo sentito suonare da un gruppo di musicisti.

All’uscita dalla chiesa si scopre che Garibaldi cerca persone per la spedizione del 1860.

La nobiltà locale (che non sosteneva la spedizione in Sicilia) non vorrebbe che la spedizione abbia successo individua comunque un certo Enrico Colombo, macellaio.

Il Colombo non sembra adatto alla partenza (è una persona semplice, forse troppo, e si deve anche sposare…)
Pensando di creare ulteriori problemi alla spedizone e non farlo partire decidono di mandarlo da Garibaldi con una camicia rossa.

La fidanzata, lavandaia, non vorrebbe che parta. Un burbero sarto gli confezione la camica rossa.

Dopo aver fatto la visita medica, raggiunta e sorprendentemente l’idoneità al servizio, arriva a Genova, a Quarto.
Manca poco alla partenza e finalmente Enrico Colombo con la sua bella camicia rossa incontra Garibaldi!
Il generale, colpito dalla camicia rossa decide di farla indossare a tutti.
Due giorni dopo, trovate le navi… si parte!

Che ne è del Colombo si imbarcherà?

Alla conclusione vediamo il nostro Enrico Colombo sbarcare a Marsala e convincere i picciotti siciliani a partecipare alla spedizione.
Ma non solo, vediamo che anche le donne seguono Garibaldi e danno un contributo all’unità dell’Italia.

E qua si conclude la storia. Una storia verosimile con qualche fatto inventato. Ma una storia che potrebbe essere realmente accaduta.

E’ esistito realmente un Enrico Colombo tra i mille e Garibaldi è stato da lui convinto a far indossare la camicia rossa a tutti?
Tra qualche riga sveleremo il segreto.
Di vero, nella storia raccontata c’era chi stravedeva per Garibaldi, chi voleva l’unità e qualcuno che remava contro.
Ma tutti, in qualche modo, hanno contribuito a costruire una nazione unita.

Fatti veri ed errori storici…

Come in tutti i racconti, ci sono fatti reali ed inventati.
Fatti che avrebbero potuto realmente accadere  e altri  che non sembrano veri.
Questo succede anche nella nostra storia…

Nel Santuario della Madonna dei Miracoli esiste un ex-voto per ringraziare di aver salvato corbetta dagli scontri della battaglia di Magenta (entrando dal fondo, sulla sinistra).

Goffredo Mameli e Michele Novaro, il paroliere e il compositore del “canto degli italiani“, l’inno d’Italia, che abbiamo incontrato intenti a scrivere e comporre l’inno, non si sono mai incontrati.

Dopo la battaglia di Magenta, c’è stato “l’ufficio da morto” celebrato in “suffragio di quelli che sono morti gloriosamente sul campo combattendo per la nostra liberazione“.
Era il 9 agosto 1859 (i racconto della notte nera si svolge a partire dal 12 novembre 1859).
La scena è stata rappresentata fuori dal Santuario ma la cerimonia si è svolta nella chiesa di S. Vittore.

Garibaldi aveva aperto una sottoscrizione per un milione di fucili e non 1000 come riportato su un manifesto usato durante la serata.

Mentre gli altri manifesti esposti erano veri: in particolare il governatore di Lombardia aveva tolto la necessità del passaporto per transitare al di la del Ticino (15 giugno 1859)

Nella scena del nobili compariva un quadro, il bacio di Heyes che è stato dipinto nel 1860.
Garibaldi riscuoteva la simpatia di molti italiani ma non tutti erano a favore della spedizione in Sicilia. Questo viene mostrato nell’atteggiamento “scettico” della nobiltà locale.

Le lavandaie canterine nella “bella Gigogin dicono “spusin”, ma la versione giusta è “spungin” (fidanzato),
Il can can era già noto: si sostiene che il can-can, in gran parte di origine popolare, derivi dall’usanza delle lavandaie di Montmartre di mostrare, ogni domenica, le gonne per le strade del quartiere.” (siamo nel 1850).

La Habanera è una danza di origine spagnola che si è diffusa nei secoli soprattutto nell’isola di Cuba, molto simile al tango. È una danza popolare dal ritmo lento e non rigido. Usata nella musica d’arte a partire dall’Ottocento. E’ stata utilizzata la famosa “aria” contenuta nella “Carmen” di Bizet, ma le parole sono quelle dell’ADDIO DEL VOLONTARIO (1848 – testo e musica di Carlo Bosi) che continuano sul rap.
Ovviamente il rap non si sapeva cosa fosse.

Garibaldi, da bambino, aveva veramente salvato una lavandaia caduta in un corso d’acqua.

Ci fu una donna tra i 1000 ed anche lavandaia… non era sicuramente di Corbetta: “Donna di umili origini, Rosalia (Montmasson) conobbe Francesco Crispi durante il suo esilio piemontese. Lo seguì nelle sue peregrinazioni, condividendo con lui ogni pericolo. Fece la lavandaia e la stiratrice per sostentarlo durante la prigionia. Compì delicate missioni politiche, sfuggendo alla sorveglianza della polizia; partecipò con Rosolino Pilo e Corrao alle fasi preliminari della spedizione dei Mille. Volle, poi, accompagnare Crispi nella spedizione in Sicilia, e poiché il marito glielo aveva proibito, si arruolò di nascosto tra le fila di combattenti; a Calatafimi si distinse per il suo coraggio.”
La scena si conclude con “Libiamo ne’ lieti calici” tratta da “La Traviata di G. Verdi” cambiando il testo in “Laviam….” da brave lavandaie!

Il sarto, nelle prime battute si rivolge alla sua Antonietta chiamandola “mon cheri, cioccolatino“. Solo nel 1956 la Ferrero apre il primo stabilimento estero, a Stadtallendorf, a 150 km da Francoforte inGermania con 5 dipendenti che presto diventano 60. Il prodotto principale è la “Creamalba” e successivamente vi sarà prodotto il cioccolatino”Mon cherì”.

L’inno d’Italia è stato suonato da un gruppo di musicisti di Corbetta ma non esisteva ancora la banda (stata fondata nel 1893).

I dottori parlano di detersivo Svelto che sicuramente non esisteva.

Si parla anche di gasolio. Il petrolio era noto, l’industria petrolifera era nata nel 1850 e il primo pozzo petrolifero “redditivo” veniva aperto il 27 agosto 1859. Quindi la citazione potrebbe essere corretta ma solo nel 1893 si inizia ad usare il gasolio per scopi industriali…

Non ci sono dubbi invece sulle puntine da disegno (inventate attorno al 1900) e sulla puntina del giradischi (il primo fonografo è del 1877). Anche le calze collant non esistevano, sono state inventate cento anni dopo, nel 1959.
Invece il dottore, Federico Tessera (di Albairate) è veramente partito con i mille.

Passiamo all’incontro con Garibaldi.

Rosolino Pilo non era presente a Genova, con Garibaldi: era già partito per la Sicilia allo scopo di preparare la spedizione.
Effettivamente, tra i 1076 c’era una sola donna e un solo suonatore di tromba.

Il video finale contiene riferimenti veri.
Solo per i riferimenti ad Enrico Colombo, ci siamo presi delle licenze.

Non sappiamo esattamente cosa abbiano fatto le donne in Sicilia, ma è vero che il loro contributo ha permesso di arrivare all’unità d’Italia.

Veniamo ora al protagonista della storia: Enrico Colombo.
A Corbetta è veramente esistito Enrico Colombo, macellaio.

La camicia rossa invece, non è una sua “invenzione”.
Le prime risalgono ai tempi in cui Garibaldi combatteva in sud America. La stoffa rossa era la stoffa usata per gli abiti dei macellai.

E, da ultimo… Enrico Colombo è veramente partito con i 1000?
Questa risposta la lasciamo a voi…

Vi siete accorti di tutti questi fatti reali o inventati?

riferimenti.

Da leggere:

  1. Garibaldi di Indro Montanelli e Marco Nozza
  2. Corbetta, storia della comunità dal 1861 al 1945, a cura di Mario Comincini

Da visitare:

  1. Museo storico del risorgimento di S. Stefano

In internet:

  1. Wikipedia (ovviamente!)